Atrofia vaginale
- ATROFIA UROGENITALE: ATROFIA VAGINALE, VULVARE, DEL BASSO APPARATO URINARIO
- SINTOMI DELL'ATROFIA VAGINALE E VULVARE
- VALUTAZIONE DELL'ATROFIA VAGINALE
- ATROFIA VAGINALE E SFERA SESSUALE
- TRATTAMENTI
- UN NUOVO TRATTAMENTO EFFICACE: IL NANOFAT
- Intervento chirurgico con innesto di Nanofat
- COSTI/BENEFICI DEI TRATTAMENTI

La trasformazione della cute e delle mucose in tessuti cicatriziali/sclerotici viene denominata ATROFIA. La sclerosi o tessuto cicatriziale è un tessuto dove manca la vascolarizzazione, per cui risulta duro, anelastico, assottigliato e soggetto a lesioni.
La condizione di atrofia della vagina, della vulva e del basso apparato urinario causa una serie di segni e sintomi identificati come sindrome urogenitale.
L'atrofia urogenitale si sviluppa in risposta a varie condizioni patologiche:
Il calo della concentrazione sierica di estrogeni in postmenopausa provoca diversi cambiamenti nelle aree vulvovaginale e vescico-uretrale, con conseguente sindrome genitourinaria della menopausa.
La condizione di atrofia della vagina, della vulva e del basso apparato urinario causa una serie di segni e sintomi identificati come sindrome urogenitale.
L'atrofia urogenitale si sviluppa in risposta a varie condizioni patologiche:
- deficit di estrogeni dovuto alla condizione di menopausa
- in seguito a trattamenti farmacologici per neoplasie (es. tumore al seno)
- dopo trattamento radioterapico
- esiti cicatriziali del trattamento laser endovaginale
- in seguito ad interventi chirurgici
- per diabete
- per malattie infiammatorie intestinali
- nell'insufficienza cardiaca cronica
- nella sclerosi multipla
Il calo della concentrazione sierica di estrogeni in postmenopausa provoca diversi cambiamenti nelle aree vulvovaginale e vescico-uretrale, con conseguente sindrome genitourinaria della menopausa.
I sintomi tendono a persistere nel tempo e possono avere un profondo impatto sulla qualità della vita.
I sintomi principali dell'atrofia urogenitale sono:
Inoltre, molte donne hanno fattori di rischio e comorbidità che sono spesso legati all'età (obesità, aumento del rischio cardiovascolare, dislipidemia, osteoporosi) che aggiungono al loro carico complessivo di malattia.
Il sondaggio Real Women's Views of Treatment Options for Menopausal Vaginal Changes (REVIVE) condotto su 3046 donne in postmenopausa con sintomi di atrofia vaginale negli Stati Uniti ha rilevato che i sintomi più comuni sono secchezza (55%), dispareunia (44%) e irritazione (37 %), e questi sintomi hanno influenzato negativamente l’attività sessuale in oltre la metà (59%).
In un sondaggio condotto nel Regno Unito, su un campione rappresentativo di donne di età compresa tra 55 e oltre 85 anni (n = 2045), il 33% del campione di studio che ha riportato dispareunia e/o secchezza vaginale non ha chiesto consiglio a un professionista. Risultati simili sono stati riportati anche dal sondaggio basato sul questionario Vaginal Health, in cui il 37% delle donne con sintomi relativi al disagio vaginale non ha consultato un operatore sanitario e il 40% ha aspettato 1 anno o più prima di farlo.
L'evidenza scientifica suggerisce che tra le donne vi è mancanza di consapevolezza rispetto ai cambiamenti fisiologici associati all’atrofia vaginale, riluttanza a discutere i sintomi con gli operatori sanitari.
L’ atrofia vulvare e vaginale è una condizione sottodiagnosticata e quindi sottotrattata. Contattaci per una consulenza
I sintomi principali dell'atrofia urogenitale sono:
- secchezza associata a prurito,
- irritazione, fastidio alla cute e alle mucose dei genitali,
- secrezione vaginale con cattivo odore.
- cistite,
- pollachiuria (minzione frequente),
- nicturia (minzione frequente di notte),
- disuria (bruciore minzionale),
- urgenza minzionale,
- incontinenza da urgenza,
- incontinenza da sforzo.
- dispareunia (difficoltà ad avere rapporti sessuali) o
- apareunia (impossibilità ad avere rapporti sessuali)
Inoltre, molte donne hanno fattori di rischio e comorbidità che sono spesso legati all'età (obesità, aumento del rischio cardiovascolare, dislipidemia, osteoporosi) che aggiungono al loro carico complessivo di malattia.
Il sondaggio Real Women's Views of Treatment Options for Menopausal Vaginal Changes (REVIVE) condotto su 3046 donne in postmenopausa con sintomi di atrofia vaginale negli Stati Uniti ha rilevato che i sintomi più comuni sono secchezza (55%), dispareunia (44%) e irritazione (37 %), e questi sintomi hanno influenzato negativamente l’attività sessuale in oltre la metà (59%).
I sintomi conseguenti all’atrofia vaginale sono spesso progressivi e richiedono un trattamento.
Nonostante la disponibilità di varie opzioni terapeutiche, la sottostima e il sottotrattamento dell’atrofia vaginale sono comuni e solo una minoranza di donne cerca assistenza medica.
In un sondaggio condotto nel Regno Unito, su un campione rappresentativo di donne di età compresa tra 55 e oltre 85 anni (n = 2045), il 33% del campione di studio che ha riportato dispareunia e/o secchezza vaginale non ha chiesto consiglio a un professionista. Risultati simili sono stati riportati anche dal sondaggio basato sul questionario Vaginal Health, in cui il 37% delle donne con sintomi relativi al disagio vaginale non ha consultato un operatore sanitario e il 40% ha aspettato 1 anno o più prima di farlo.
L'evidenza scientifica suggerisce che tra le donne vi è mancanza di consapevolezza rispetto ai cambiamenti fisiologici associati all’atrofia vaginale, riluttanza a discutere i sintomi con gli operatori sanitari.
L’ atrofia vulvare e vaginale è una condizione sottodiagnosticata e quindi sottotrattata. Contattaci per una consulenza
Lo sviluppo e la gravità dell'atrofia vaginale e vulvare dipendono principalmente dalla durata dell'ipoestrogenismo. L'ipoestrogenismo provoca alterazioni del tessuto urogenitale, generando i segni e sintomi tipici.
La diagnosi può essere fatta attraverso l'anamnesi, i questionari, l'esame fisico e, talvolta, gli esami complementari. La valutazione vaginale oggettiva è essenziale e può essere completata con l'indice di salute vaginale, l'indice di maturazione vaginale o il pH vaginale.
L'esclusione di altre patologie organiche vulvovaginali è essenziale per raggiungere una diagnosi accurata e fornire un trattamento adeguato.
La diagnosi può essere fatta attraverso l'anamnesi, i questionari, l'esame fisico e, talvolta, gli esami complementari. La valutazione vaginale oggettiva è essenziale e può essere completata con l'indice di salute vaginale, l'indice di maturazione vaginale o il pH vaginale.
L'esclusione di altre patologie organiche vulvovaginali è essenziale per raggiungere una diagnosi accurata e fornire un trattamento adeguato.
Sebbene pratiche culturalmente accettate, relative alla lubrificazione durante il sesso, differiscano tra i Paesi, ci si aspetta in genere che le donne raggiungano una quantità sufficiente di lubrificazione vaginale durante il rapporto sessuale. Pertanto la mancanza di lubrificazione naturale è uno dei problemi sessuali più comunemente riscontrati nell'ambito dell'assistenza clinica.
Molte donne percepiscono la secchezza e il disagio vaginale come un sostanziale impatto negativo sulla loro vita, soprattutto per quanto riguarda l'intimità sessuale, la loro capacità di avere una relazione amorosa e la qualità generale della vita.
Molte donne sono riluttanti a sollevare tali problemi con il proprio operatore sanitario a causa dell'imbarazzo e/o di motivi culturali, e gli operatori sanitari spesso non sollevano la questione in modo proattivo durante le visite perché si sentono a disagio nel discutere di questioni sessuali. C'è anche una mancanza di conoscenza della gamma di opzioni di trattamento efficaci disponibili.
Due sfide chiave che devono essere affrontate sono: (1) incoraggiare un maggior numero di donne a segnalare i sintomi dell’atrofia vaginale e (2) educare gli operatori sanitari, ad esempio infermieri, medici generici, specialisti della salute sessuale e ginecologi, a impegnarsi in modo sensibile nella conversazione con i loro pazienti su questi problemi. Anche se è noto che l’atrofia vaginale colpisce fino al 50% delle donne in postmenopausa, l'evidenza suggerisce che, se gli operatori sanitari non riescono a porre le domande corrette, solo una piccola percentuale di queste donne dichiarerà in modo proattivo che c'è un problema. Contattaci per una consulenza
Esiste un'associazione tra atrofia vaginale e rapporti dolorosi, che si stima colpisca circa la metà di tutte le donne ad un certo punto della loro vita, e la lubrificazione inadeguata è una causa comune di dispareunia (vale a dire dolore ricorrente o persistente con l'attività sessuale che provoca un forte disagio).
I meccanismi del ciclo di risposta sessuale femminile sono mediati da una combinazione di eventi neuromuscolari e vasocongestivi. Le menomazioni fisiologiche che interferiscono con la normale risposta sessuale femminile possono causare una diminuzione dell'eccitazione sessuale, della libido, della lubrificazione vaginale, della sensazione genitale e della capacità di raggiungere l'orgasmo. Durante gli anni riproduttivi, gli estrogeni svolgono un ruolo chiave nel mantenimento del normale ambiente vaginale. Quando i livelli di estrogeni diminuiscono durante la menopausa o per altre condizioni, si verificano atrofia vaginale con assottigliamento, infiammazione delle pareti vaginali e dei tessuti vulvari, che causano una diminuzione della lubrificazione vaginale. L’atrofia vaginale è una condizione diffusa, con sintomi che colpiscono circa la metà di tutte le donne in peri e postmenopausa. Questi sintomi possono avere un impatto negativo sostanziale sulle relazioni interpersonali, sulla qualità della vita, sulle attività quotidiane e sulla funzione sessuale.Molte donne percepiscono la secchezza e il disagio vaginale come un sostanziale impatto negativo sulla loro vita, soprattutto per quanto riguarda l'intimità sessuale, la loro capacità di avere una relazione amorosa e la qualità generale della vita.
L'impatto dell’atrofia vaginale sulla qualità della vita è spesso sottovalutato.
Dal punto di vista della coppia, l’atrofia vaginale può causare problemi nelle relazioni. Può accentuare la disfunzione erettile nel partner maschile e persino indurre le donne single a evitare di entrare in una relazione con un potenziale nuovo partner.Molte donne sono riluttanti a sollevare tali problemi con il proprio operatore sanitario a causa dell'imbarazzo e/o di motivi culturali, e gli operatori sanitari spesso non sollevano la questione in modo proattivo durante le visite perché si sentono a disagio nel discutere di questioni sessuali. C'è anche una mancanza di conoscenza della gamma di opzioni di trattamento efficaci disponibili.
Due sfide chiave che devono essere affrontate sono: (1) incoraggiare un maggior numero di donne a segnalare i sintomi dell’atrofia vaginale e (2) educare gli operatori sanitari, ad esempio infermieri, medici generici, specialisti della salute sessuale e ginecologi, a impegnarsi in modo sensibile nella conversazione con i loro pazienti su questi problemi. Anche se è noto che l’atrofia vaginale colpisce fino al 50% delle donne in postmenopausa, l'evidenza suggerisce che, se gli operatori sanitari non riescono a porre le domande corrette, solo una piccola percentuale di queste donne dichiarerà in modo proattivo che c'è un problema. Contattaci per una consulenza
I sintomi dell’atrofia vaginale possono essere gestiti con una varietà di trattamenti: la scelta della terapia dipende dalla gravità dei sintomi, dall'efficacia e dalla sicurezza della terapia per la paziente e dalle preferenze della paziente.
I trattamenti disponibili includono lubrificanti e creme idratanti, estrogeni vaginali topici, terapia ormonale, modulatore selettivo del recettore degli estrogeni, il laser.
Molte donne vedono i sintomi dell'atrofia uro-genitale come una parte naturale dell'invecchiamento e possono essere riluttanti o imbarazzate a discutere i propri sintomi con il medico.
La diagnosi precoce ed il trattamento adeguato sono essenziali per mantenere la salute dei genitali e prevenire la progressione ed evitare il deterioramento della qualità della vita.
Agenti vaginali locali, come lubrificanti e idratanti, sono comuni trattamenti di prima linea per donne con sintomi lievi. Questi prodotti forniscono sollievo sintomatico, ma non trattano la condizione sottostante, e sono generalmente insufficienti per gestire casi più avanzati.
Il laser è utilizzato per migliorare la vascolarizzazione della mucosa vaginale ma molte pazienti riferiscono effetti collaterali con peggioramento dei sintomi iniziali. Anche l'effetto terapeutico del laser e la sicurezza delle applicazioni ripetute nel tempo non sono ancora ben chiarite in letteratura, mentre sono descritti in letteratura effetti collaterali ad esempio con formazione di aree cicatriziali dovute a danno laser. L'acido ialuronico sembra essere un'alternativa ai trattamenti non ormonali. Ha un profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità paragonabile agli estrogeni vaginali per il trattamento dei sintomi dell'atrofia vaginale. È una possibile alternativa per le donne che non possono utilizzare il trattamento ormonale e non ha effetti collaterali.
Attualmente, le uniche opzioni di prescrizione sono le terapie estrogeniche sistemiche e vaginali che possono essere limitate da preoccupazioni sulla sicurezza a lungo termine e sul rischio di cancro al seno. L'uso di ormoni (ad es. estrogeni locali o sistemici) rappresenta un potenziale rischio nelle pazienti con carcinoma mammario estrogeno-dipendente, comprese quelle che ricevono terapie adiuvanti antiestrogeniche.
L'ospemifen* è un un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni recentemente approvato dalla Food and Drug Administration statunitense per il trattamento della dispareunia, un sintomo associato all’atrofia vaginale e vulvare, dovuto alla menopausa. L'ospemifen*, il primo trattamento orale non estrogenico per questa indicazione, può fornire un'alternativa al trattamento con estrogeni. Gli studi clinici sull'utilizzo dell'ospemifen* sono ancora pochi. Alcuni studi supportano che l'ospemifen* è generalmente ben tollerato, con effetti benefici sulla vagina. E' controindicato nelle pazienti con episodi tromboembolici, nei sanguinamenti vaginali, nella iperplasia endometriale e nei tumori ormono-dipendenti.
I trattamenti disponibili includono lubrificanti e creme idratanti, estrogeni vaginali topici, terapia ormonale, modulatore selettivo del recettore degli estrogeni, il laser.
La letteratura ci indica che ancora oggi non abbiamo una risposta farmacologica senza rischi collaterali, concreta e risolutiva all’atrofia vaginale e vulvare.
Molte donne vedono i sintomi dell'atrofia uro-genitale come una parte naturale dell'invecchiamento e possono essere riluttanti o imbarazzate a discutere i propri sintomi con il medico.
La diagnosi precoce ed il trattamento adeguato sono essenziali per mantenere la salute dei genitali e prevenire la progressione ed evitare il deterioramento della qualità della vita.
Agenti vaginali locali, come lubrificanti e idratanti, sono comuni trattamenti di prima linea per donne con sintomi lievi. Questi prodotti forniscono sollievo sintomatico, ma non trattano la condizione sottostante, e sono generalmente insufficienti per gestire casi più avanzati.
Il laser è utilizzato per migliorare la vascolarizzazione della mucosa vaginale ma molte pazienti riferiscono effetti collaterali con peggioramento dei sintomi iniziali. Anche l'effetto terapeutico del laser e la sicurezza delle applicazioni ripetute nel tempo non sono ancora ben chiarite in letteratura, mentre sono descritti in letteratura effetti collaterali ad esempio con formazione di aree cicatriziali dovute a danno laser. L'acido ialuronico sembra essere un'alternativa ai trattamenti non ormonali. Ha un profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità paragonabile agli estrogeni vaginali per il trattamento dei sintomi dell'atrofia vaginale. È una possibile alternativa per le donne che non possono utilizzare il trattamento ormonale e non ha effetti collaterali.
Attualmente, le uniche opzioni di prescrizione sono le terapie estrogeniche sistemiche e vaginali che possono essere limitate da preoccupazioni sulla sicurezza a lungo termine e sul rischio di cancro al seno. L'uso di ormoni (ad es. estrogeni locali o sistemici) rappresenta un potenziale rischio nelle pazienti con carcinoma mammario estrogeno-dipendente, comprese quelle che ricevono terapie adiuvanti antiestrogeniche.
L'ospemifen* è un un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni recentemente approvato dalla Food and Drug Administration statunitense per il trattamento della dispareunia, un sintomo associato all’atrofia vaginale e vulvare, dovuto alla menopausa. L'ospemifen*, il primo trattamento orale non estrogenico per questa indicazione, può fornire un'alternativa al trattamento con estrogeni. Gli studi clinici sull'utilizzo dell'ospemifen* sono ancora pochi. Alcuni studi supportano che l'ospemifen* è generalmente ben tollerato, con effetti benefici sulla vagina. E' controindicato nelle pazienti con episodi tromboembolici, nei sanguinamenti vaginali, nella iperplasia endometriale e nei tumori ormono-dipendenti.
Nonostante le diverse opzioni terapeutiche per l’atrofia vaginale e vulvare, la soddisfazione rispetto ai trattamenti disponibili è bassa. Dalla mancanza di sicurezza a lungo termine alla mancanza di efficacia. C'è quindi la necessità di una soluzione nuova e realmente efficace
Il futuro è la chirurgia rigenerativa, una terapia efficace, sicura, con risoluzione dei sintomi : il nanofat.
Dal 2019 nel nostro centro di chirurgia ricostruttiva dei genitali utilizziamo questa metodica con eccellenti risultati.
Il trattamento prevede un’ unica somministrazione di una sospensione ricavata dal tessuto adiposo.
Il tessuto adiposo è ricco di cellule multipotenti e fattori di crescita. Quando viene trasferito nei tessuti sclerotici grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antifibrotiche, antiapoptotiche e immunomodulatorie, determina la crescita di nuovi vasi sanguigni e la rigenerazione tissutale. Dopo innesto di nanofat i tessuti sclerotici mostrano un miglioramento del tono, della consistenza, dello spessore e della flessibilità, acquistando elasticità e morbidezza.
Con questo trattamento è possibile curare patologie caratterizzata da sclerosi e infiammazione cronica come:
La durata dell’intervento varia da 45 min a 1,5 h.
La degenza può essere in regime di day hospital o con breve ricovero.
I risultati sono visibili immediatamente e la rigenerazione dei tessuti avviene nell’arco dei 3 mesi successivi dal trattamento.
Il trattamento con nanofat, come descritto in letteratura, non ha effetti collaterali, in quanto è un tessuto autologo, biocompatibile al 100%.
Può residuare per alcuni giorni una lieve dolenzia nella sede del prelievo del tessuto adiposo.
Dal 2019 nel nostro centro di chirurgia ricostruttiva dei genitali utilizziamo questa metodica con eccellenti risultati.
Il trattamento prevede un’ unica somministrazione di una sospensione ricavata dal tessuto adiposo.
Il tessuto adiposo è ricco di cellule multipotenti e fattori di crescita. Quando viene trasferito nei tessuti sclerotici grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antifibrotiche, antiapoptotiche e immunomodulatorie, determina la crescita di nuovi vasi sanguigni e la rigenerazione tissutale. Dopo innesto di nanofat i tessuti sclerotici mostrano un miglioramento del tono, della consistenza, dello spessore e della flessibilità, acquistando elasticità e morbidezza.
Con questo trattamento è possibile curare patologie caratterizzata da sclerosi e infiammazione cronica come:
- atrofia vaginale e vulvare,
- stenosi dell'introito vaginale,
- la stenosi uretrale,
- le cistiti recidivanti con metaplasia del trigono
- nonchè la sindrome genitourinaria
Intervento chirurgico con innesto di nanofat
Il procedimento prevede una minima liposuzione dai fianchi o dalle culotte de cheval o dall’addome. Il tessuto adiposo viene emulsionato e filtrato ed infine trasferito mediante infiltrazione nei tessuti sclerotici.La durata dell’intervento varia da 45 min a 1,5 h.
La degenza può essere in regime di day hospital o con breve ricovero.
I risultati sono visibili immediatamente e la rigenerazione dei tessuti avviene nell’arco dei 3 mesi successivi dal trattamento.
Il trattamento con nanofat, come descritto in letteratura, non ha effetti collaterali, in quanto è un tessuto autologo, biocompatibile al 100%.
Può residuare per alcuni giorni una lieve dolenzia nella sede del prelievo del tessuto adiposo.
I risultati sono stati molto promettenti, con scomparsa dei sintomi. Il miglioramento tissutale è avvenuto nei 3 mesi successivi al trattamento. Nei casi di stenosi dell’introito vaginale le pazienti hanno ripreso l’attività sessuale dopo 1-2 mesi dalla procedura.
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La dottoressa riceve presso queste strutture sanitarie:
MILANO Ambulatorio presso Laserplast
Piazza Eleonora Duse, 2, 20122 Milano MI
Telefono 02-841615
FAENZA (RA) San Pier Damiano Hospital
Via Portisano, 1, 48018 Faenza RA
Telefono 0546 671111
Piazza Eleonora Duse, 2, 20122 Milano MI
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FAENZA (RA) San Pier Damiano Hospital
Via Portisano, 1, 48018 Faenza RA
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Via le Corbusier, 41-43, 48124 Ravenna RA
Telefono 0544 407077
TORINO Centro Duchessa
Via Duchessa Jolanda, 27, 10138 Torino TO
Telefono 351 787 2606
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